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21
March
2021

Conto salato per i ristoratori

Come è cambiato questo settore nell’ultimo anno

Elena Tenero
Elena Tenero

La parola pandemia era sicuramente sconosciuta ai più fino ad un anno fa, quando si cominciava a parlare di questo virus dalla diffusione rapida e dagli effetti devastanti. Il COVID-19 ha portato dei cambiamenti alla quotidianità, che nessuno si aspettava in tempi moderni in cui la medicina e la tecnologia sono così avanzate.

In poco tempo siamo dovuti correre ai ripari contro questo nemico invisibile e insidioso, modificare le nostre abitudini e limitare tante libertà. Cose che davamo per scontate sono diventate di colpo importanti ed essenziali. Abitudini normali come mangiare una pizza con gli amici o festeggiare un evento al ristorante sono diventati pericoli da evitare, con tutte le conseguenze del caso.

Crisi come mai prima d’ora

La ristorazione infatti ha subito un colpo durissimo in questi 12 mesi di emergenza sanitaria. Naturalmente ci si aspettava che arrivassero delle restrizioni visto che bar, ristoranti, pizzerie sono luoghi in cui è logico aspettarsi assembramenti di persone. Proprio per questo i ristoratori hanno cominciato a cambiare il layout dei propri locali, adattandoli ai DPCM, rispettando tutte le norme per preservare la salute dei propri clienti e dipendenti, cercando di resistere e fare fronte a questo periodo di cambiamento.

Crisi economiche ce ne sono sempre state (l’ultima cronologicamente è quella del 2009 il cui picco è arrivato nel 2012), ma questa volta il settore della ristorazione ha dovuto fare i conti anche con i mutamenti repentini delle regole da adottare, cosa che ha portato grande confusione e problemi importanti.

Ogni Estate ha una storia

Dopo il primo lockdown si cominciava a vedere un po’ di luce per i ristoranti e gli altri locali che hanno ripreso le attività a pieno regime, con regolamentazioni più snelle e l’esperienza dei mesi di chiusura. Menù digitali, tavoli distanziati, barriere divisorie, aumento dell’offerta take away e delivery, utilizzo dei social network, ma anche eliminazione del coprifuoco e di altre restrizioni hanno consentito un rilancio.

L’estate 2020 ha dato a tutti la possibilità di riprendere alcune di quelle abitudini e libertà che tanto erano mancate, come una cura per la salute mentale messa a dura prova dalla “reclusione”, la sedentarietà dello smartworking e dalla paura di ammalarsi.

Aperture a singhiozzo e chiusura natalizia

L’autunno però ha riportato la situazione su binari decisamente più rigidi, fino ad arrivare alla chiusura totale nel periodo natalizio. Tutti i ristoratori aspettavano invece proprio l’arrivo delle festività per lavorare di più e recuperare il tempo perso. Invece questo Natale gli ha regalato solo aperture a singhiozzo, restrizioni di orari fino alle 18, poi solo asporto e consegne fino alle 22, poi chiusura totale, poi riapertura per due giorni (7 e 8 gennaio), poi di nuovo chiusi.

Un settore che lavora con materie prime altamente deperibili non può fare fronte a questo tipo di cambiamenti repentini. Acquistare merce e vederla andare a male perché il locale deve stare chiuso è un investimento fallimentare. Anche gestire i dipendenti è stato, e continua ad essere, molto complesso.

Resilienza, velocità decisionale, coraggio

La capacità di cambiare e adattarsi ha permesso a molti di far fronte a questa crisi, trasformando le difficoltà in punti di forza per andare avanti. Alcuni non sono riusciti a portare avanti la propria attività, perché i fattori in gioco sono stati tanti e non sempre si ha la forza (economica, mentale, fisica) e la possibilità (logistica, strutturale, materiale) di resistere e modificare velocemente il proprio assetto.

Nonostante ciò, il settore va avanti e c’è chi ha studiato, si è ingegnato per trovare qualcosa di diverso, di nuovo. Perché ci si può arrabbiare, lamentare delle difficoltà, ma poi i nostri ristoratori ci hanno dimostrato a non demordere mai e che l’unica cosa utile da fare è rimboccarsi le maniche e andare avanti, dimostrando le migliori qualità umane.

21
March
2021

Conto salato per i ristoratori

Come è cambiato questo settore nell’ultimo anno

Elena Tenero
Elena Tenero

🤝 Collaboratori

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📝 Descrizione del Progetto

La parola pandemia era sicuramente sconosciuta ai più fino ad un anno fa, quando si cominciava a parlare di questo virus dalla diffusione rapida e dagli effetti devastanti. Il COVID-19 ha portato dei cambiamenti alla quotidianità, che nessuno si aspettava in tempi moderni in cui la medicina e la tecnologia sono così avanzate.

In poco tempo siamo dovuti correre ai ripari contro questo nemico invisibile e insidioso, modificare le nostre abitudini e limitare tante libertà. Cose che davamo per scontate sono diventate di colpo importanti ed essenziali. Abitudini normali come mangiare una pizza con gli amici o festeggiare un evento al ristorante sono diventati pericoli da evitare, con tutte le conseguenze del caso.

Crisi come mai prima d’ora

La ristorazione infatti ha subito un colpo durissimo in questi 12 mesi di emergenza sanitaria. Naturalmente ci si aspettava che arrivassero delle restrizioni visto che bar, ristoranti, pizzerie sono luoghi in cui è logico aspettarsi assembramenti di persone. Proprio per questo i ristoratori hanno cominciato a cambiare il layout dei propri locali, adattandoli ai DPCM, rispettando tutte le norme per preservare la salute dei propri clienti e dipendenti, cercando di resistere e fare fronte a questo periodo di cambiamento.

Crisi economiche ce ne sono sempre state (l’ultima cronologicamente è quella del 2009 il cui picco è arrivato nel 2012), ma questa volta il settore della ristorazione ha dovuto fare i conti anche con i mutamenti repentini delle regole da adottare, cosa che ha portato grande confusione e problemi importanti.

Ogni Estate ha una storia

Dopo il primo lockdown si cominciava a vedere un po’ di luce per i ristoranti e gli altri locali che hanno ripreso le attività a pieno regime, con regolamentazioni più snelle e l’esperienza dei mesi di chiusura. Menù digitali, tavoli distanziati, barriere divisorie, aumento dell’offerta take away e delivery, utilizzo dei social network, ma anche eliminazione del coprifuoco e di altre restrizioni hanno consentito un rilancio.

L’estate 2020 ha dato a tutti la possibilità di riprendere alcune di quelle abitudini e libertà che tanto erano mancate, come una cura per la salute mentale messa a dura prova dalla “reclusione”, la sedentarietà dello smartworking e dalla paura di ammalarsi.

Aperture a singhiozzo e chiusura natalizia

L’autunno però ha riportato la situazione su binari decisamente più rigidi, fino ad arrivare alla chiusura totale nel periodo natalizio. Tutti i ristoratori aspettavano invece proprio l’arrivo delle festività per lavorare di più e recuperare il tempo perso. Invece questo Natale gli ha regalato solo aperture a singhiozzo, restrizioni di orari fino alle 18, poi solo asporto e consegne fino alle 22, poi chiusura totale, poi riapertura per due giorni (7 e 8 gennaio), poi di nuovo chiusi.

Un settore che lavora con materie prime altamente deperibili non può fare fronte a questo tipo di cambiamenti repentini. Acquistare merce e vederla andare a male perché il locale deve stare chiuso è un investimento fallimentare. Anche gestire i dipendenti è stato, e continua ad essere, molto complesso.

Resilienza, velocità decisionale, coraggio

La capacità di cambiare e adattarsi ha permesso a molti di far fronte a questa crisi, trasformando le difficoltà in punti di forza per andare avanti. Alcuni non sono riusciti a portare avanti la propria attività, perché i fattori in gioco sono stati tanti e non sempre si ha la forza (economica, mentale, fisica) e la possibilità (logistica, strutturale, materiale) di resistere e modificare velocemente il proprio assetto.

Nonostante ciò, il settore va avanti e c’è chi ha studiato, si è ingegnato per trovare qualcosa di diverso, di nuovo. Perché ci si può arrabbiare, lamentare delle difficoltà, ma poi i nostri ristoratori ci hanno dimostrato a non demordere mai e che l’unica cosa utile da fare è rimboccarsi le maniche e andare avanti, dimostrando le migliori qualità umane.

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